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Insediamento Greco e Necropoli

Sale 2 - 3
primo piano

Sala 2 
Il comune di Lacco Ameno fu sede dell’insediamento greco di Pithekoussai (Pithecusae in latino); i reperti esposti nelle sale 2-3, databili dall’VIII al VII secolo a.C. provengono dalla necropoli di San Montano e dalle aree di abitato (località Mazzola, località Pastola, Monte Vico). Essi illustrano non solo il comportamento rispetto alla morte e l’ideologia funeraria dei coloni, ma anche la vita quotidiana e le reti commerciali che coinvolgevano il vicino Oriente e la Grecia, la Puglia, la Calabria ionica, l’Etruria meridionale, la Sardegna, la Spagna e l’Africa.   
Nella necropoli i bambini erano inumati dentro anfore o grandi olle (enchytrismoi), gli adulti erano cremati e le loro ceneri deposte al di sotto di un grande tumulo di pietre; i corredi funerari comprendono produzioni locali (ceramiche fini tardo-geometriche, ceramiche grezze, anfore) e oggetti d’importazione (ceramica euboica, corinzia, del vicino Oriente; anfore greche, greco-insulari e orientali; ceramiche d’impasto di produzione etrusco-laziale e campana). Le sepolture femminili sono caratterizzate da ornamenti in bronzo e nelle tombe più ricche si ritrovano fibule e fermatrecce in elettro e argento; in alcune tombe, per lo più di bambini, compaiono oggetti esotici come sigilli provenienti dall’Egeo (cd. ‘sigilli del suonatore di Lira’) amuleti e talismani egizi, ai quali si attribuiva un valore apotropaico. 
Tra i reperti più importanti è il famoso scarabeo con il cartiglio del faraone Bocchoris  (718-712 a.C.), rinvenuto in una sepoltura (tomba 325) che costituisce uno dei caposaldi cronologici per l’archeologia del Mediterraneo.  
 
Sala 3 
Questa sala ospita alcuni dei più importanti e noti reperti provenienti da Ischia, databili intorno alla fine dell’VIII sec. a.C.: il celebre ‘cratere del naufragio’, un vaso tardo-geometrico di produzione locale usato per contenere il vino, decorato da una avvincente scena figurata; la famosa ‘coppa di Nestore’ prodotta nella Ionia settentrionale, che reca una delle più antiche iscrizioni in metrica greche d’Occidente.  
Tra i reperti provenienti da località Mazzola, sede di un quartiere artigianale per la lavorazione dei metalli, è esposto un frammento di cratere sul quale un’iscrizione dipinta indica il nome del vasaio: ‘…inos m’epoise(v)’ (…inos mi ha fatto): si tratta della più antica firma di un artigiano greco che si conosca. Il nome è incompleto, così come il disegno della creatura alata raffigurata sotto il nome, da alcuni identificata con una sfinge.  
Una piccola sezione è dedicata alle iscrizioni che documentano lo stretto rapporto intercorrente tra i Greci di Pithecusae e gli orientali, essenzialmente semiti (Aramei, Fenici), che vivevano nell’isola durante la seconda metà dell’VIII sec. a.C.  Il primo documento è un’anfora da trasporto dalla tomba 575 (Tardo-Geometrico I), che reca incisi diversi graffiti che si riferiscono all’uso dell’anfora come contenitore commerciale e come vaso funerario: in lettere fenicie vi è scritta la parola Kpln, che significa “il doppio”, mentre su una delle anse si trovano segni numerali interpretati come “200”, cifra riferibile alla capacità del contenitore. All’utilizzazione secondaria dell’anfora quale tomba di neonato fa invece riferimento un segno triangolare, identificabile con un simbolo religioso semitico, ben noto in contesti fenicio-punici. Iscrizioni in caratteri fenici compaiono anche su un minuscolo frammento di un kantharos di produzione pitecusana, posteriore all’anfora della tomba 575 di circa vent’anni, e su un piatto di produzione fenicia. 

La Coppa di Nestore

Kotyle importata da Rodi con iscrizione graffita in versi, nota come “Coppa di Nestore”, rinvenuta nella Tomba 168 della necropoli di San Montano (Lacco Ameno), 725 a.C. ca. La tazza riporta incisi tre versi in alfabeto euboico che alludono alla famosa Coppa di Nestore, descritta nell’Iliade. Il testo recita: “Di Nestore… la coppa buona a bersi; ma chi beva da questa coppa, subito quello sarà preso dal desiderio d’amore per Afrodite, dalla bella corona”.

Cratere del Naufragio

Cratere dipinto con scena di naufragio, sporadico, proveniente dalla necropoli di San Montano (Lacco Ameno), fine dell’VIII sec. a.C. Si tratta di uno degli esempi più antichi di pittura vascolare figurativa ritrovati in Italia. La scena riproduce un mare pieno di pesci e degli uomini che cercano di salvarsi. Sotto una grande nave capovolta, sono rappresentati i marinai che cercano scampo nuotando, mentre uno di loro è già finito con la testa nella bocca di un enorme pesce.

Vaso “delle Parche”

Vaso a botticella con decorazione dipinta, rinvenuto nella Tomba 984 della necropoli di San Montano (Lacco Ameno), seconda metà dell’VIII sec. a.C. Il vaso, dalla particolare forma a botte, è stato rinvenuto in una tomba a cremazione. Sul collo sono raffigurate tre donne con il fuso, probabilmente da identificare con le tre Parche che, tradizionalmente, “filano” il destino degli uomini.

Frammento con iscrizione 

Frammento di cratere dipinto, rinvenuto nel quartiere artigianale di Mazzola, fine dell’VIII sec. a.C. Il piccolo frammento di orlo e spalla, pertinente ad un cratere, reca un’iscrizione retrograda dipinta “… inos m’epoiese” (” … inos mi fece”), una delle più antiche testimonianze relative alla firma di un vasaio. Oltre al nome, incompleto, si intravede il disegno di una figura alata, di difficile lettura, probabilmente da identificare con una sfinge.

Incunaboli
Anfora dipinta
Anfora dipinta
Dettaglio
Dettaglio
Frammento con iscrizione
Frammento con iscrizione
Scarabei egizi
Scarabei egizi
Aryballos siriano
Aryballos siriano